Il Distretto

Territorio e Distretto

I l Distretto delle Terre del Casalasco comprende i Comuni di Casalmaggiore, Casteldidone, Gussola, Martignana di Po, Torricella del Pizzo, Motta Baluffi, Scandolara Ravara, Rivarolo del Re ed Uniti, Spineda, San Daniele Po, Cingia de’ Botti, San Giovanni in Croce, Solarolo Rainerio, San Martino del Lago, Voltido. Si sviluppa entro l’area del Casalasco, un territorio dalle numerose potenzialità economiche, turistiche ed ambientali, la cui esplicazioni in termini di sviluppo e visibilità sono ancora tutte da attivare.

Mappa del Distretto "Le Terre Casalasche"
Mappa del Distretto “Le Terre Casalasche”

E’ un territorio completamente pianeggiante, essendo situato nella zona sud-orientale della bassa pianura lombarda, con la presenza di molteplici fenomeni insediativi dovuti ai differenti caratteri fisico-naturali che hanno influenzato nel tempo l’organizzarsi dei centri edificati.
A partire dagli anni ’50 del Novecento, in provincia di Cremona il movimento dalle campagne alle città, seppur meno evidente rispetto ad altre realtà della regione, ha dato vita ad una crescita delle aree urbane. Attualmente la struttura insediativa del Distretto è caratterizzata da pochi centri di grandi dimensioni, che costituiscono i poli urbani attrattori di nuove attività e insediamenti, e molti centri minori che costellano il territorio a maggiore carattere agricolo. La presenza di numerosi piccoli centri è una caratteristica della provincia di Cremona ed in particolare del territorio Casalasco.

Il territorio dei Comuni del Distretto delle Terre Casalasche costeggia le forme e la struttura del fiume Po che lo fiancheggia, permettendo di riconoscere differenti zone, ciascuna caratterizzata da ben definite tipologie dell’alveo e da differenti strutture geomorfologiche: si notano tratti caratterizzati da ampie golene che generano una tipologia ad isola dell’alveo stesso, e zone con tipologia a meandri risultanti dalle ampie anse del fiume. Fra le strutture fluviali vanno citate per importanza ecologica e paesaggistica i meandri abbandonati, gli argini naturali, le scarpate morfologiche ed i terrazzi alluvionali.
Le golene delle valli fluviali sono paesaggisticamente caratterizzate dalla verticalità, caratteristica della pioppicoltura.

  • Casalmaggiore
  • Casteldidone
  • Gussola
  • Martignana di Po
  • Torricella del Pizzo
  • Motta Baluffi
  • Scandolara Ravara
  • Rivarolo del Re ed Uniti
  • Spineda
  • San Daniele Po
  • Cingia de’ Botti
  • San Giovanni in Croce
  • Solarolo Rainerio
  • San Martino del Lago
  • Voltido

La valle del Po è particolarmente ricca di zone umide e di zone ad alto valore naturalistico e paesaggistico. Il sistema insediativo si sviluppa lungo gli argini artificiali costruiti nel tempo seguendo il corso del fiume, e i vecchi alvei. Queste strutture hanno consentito all’uomo di recuperare, nel tempo, nuovo terreno agricolo, imbrigliando l’alveo attivo del Po in una stretta fascia fluviale. Lo sviluppo dei territori del distretto, già storicamente legato alla presenza del fiume per quanto riguarda soprattutto le pratiche agricole e l’approvvigionamento di acqua per i vari usi, è sempre stato risorsa economica ed elemento di coesione sociale; in quanto, costituiva una via di comunicazione per gli scambi commerciali. Oggi questo legame si è attenuato, ma, d’altra parte, sembra essersi rafforzato un altro tipo di legame connesso alla valenza paesaggistica e ambientale di cui il fiume è protagonista.
L’agricoltura – per la sua presenza storica sul territorio, per la quantità di superficie utilizzata, e per i processi produttivi e mercantili sviluppati – è stata la generatrice dei maggiori cambiamenti nel paesaggio provinciale.

Il tematismo centrale forte del territorio è il fattore “Cultura dell’acqua”, quindi il Fiume e il rapporto storico che si è instaurato fra il fiume, l’ambiente, la popolazione, la presenza del fiume Po e della fitta rete di canali, nel nostro caso hanno generato il territorio, determinato la storia sociale, politica ed economica, la nascita dei commerci, i regni e le alleanze, ha unito e diviso. L’acqua sua e da lui derivata ha disegnato la geografia dei luoghi e generato una agricoltura insieme moderna e ricca di antico fascino.
Sono temi molto omogenei a quelli di Expo, poiché intendiamo che il concetto di “nutrire il pianeta” sia applicabile sia al grande tema della produzione agricola, sia all’altrettanto grande tema della protezione e salvaguardia del pianeta.
Il tema del fiume, dell’agricoltura e del cibo, ma soprattutto delle architetture rurali e civili che sono discese dall’economia agricola e commerciale ed hanno generato un patrimonio culturale di grande rilievo è presente e saldamente radicato nell’identità delle persone, che ne possono diventare i testimoni e i narratori.

Il Distretto Diffuso del commercio nasce come compagine costituita da attori pubblici e privati che intendono attivare un percorso concreto di rilancio delle centralità e dei caratteri locali, attraverso azioni ed interventi di coordinamento e integrazione

Il Distretto è stato inteso e costruito costantemente quale strumento per collegare, un passo dietro l’altro, gli elementi disponibili, fino a creare una vasta costellazione di risorse e soggetti in grado di brillare di luce propria e farsi conoscere.

Il territorio si trova al centro di un comprensorio ad economia storicamente agricola, su cui si sono innestati, nel tempo, i poli industriali. Armonicamente sono inseriti in quest’area elementi culturali di grande pregio, sia come insediamenti agricoli produttivi che come ville e nuclei urbani, in una costante ricerca di nuove forme e proporzioni di dialogo con il paesaggio.

Il Distretto delle terre Casalasche ha individuato come elemento catalizzatore per il proprio sviluppo, la valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale, il cui recupero costituisce, pertanto, uno degli investimenti di maggior senso di prospettiva dell’area. Il turismo culturale, generato a partire da una proposta di accoglienza territoriale, incentrata sul patrimonio del contesto, è per il Distretto, uno strumento capace di attivare congiuntamente sviluppo economico e qualità della vita. Redistributore di reddito, il turismo culturale, una fra le tipologie turistiche più pregiate, può svolgere nelle terre del Casalasco, un ruolo politico e sociale di riequilibrio, purché si percepisca che il cliente turista non è solo una temporanea fonte di reddito, ma prima di tutto “un uomo che si sposta”, cui bisogna assicurare la migliore permanenza possibile in mezzo a uomini dotati di saper fare, buon gusto, capacità di creare civiltà e mantenere armonia.

Obiettivi e strategie del Distretto

Attraverso il Distretto Diffuso del Commercio è attivato un programma di interventi volto a :

  • promuovere la valorizzazione integrata del sistema commerciale
  • promuovere la competitività e l’innovazione del sistema delle imprese
  • esaltare le potenzialità derivanti dalla gestione integrata di determinati aspetti dell’attività commerciale rispetto alla gestione individuale
  • valorizzare e promuove la cooperazione tra gli operatori
  • valorizzare lo sviluppo di un occupazione e di un servizio qualificato

Si intende quindi strutturare un sistema locale fortemente orientato all’attrazione, all’accoglienza, al coinvolgimento di una persona che viaggia, avviando una progettazione sul recupero e la valorizzazione di contesti e paesaggi, sostenuta ed integrata con una progressiva politica di conservazione dei beni e delle tipicità locali, di qualificazione del territorio, dei servizi e degli operatori.

Su queste linee opera la dimensione di governance allargata, poiché solo una concertazione e condivisione forte, reale e avanzata delle politiche di tutela del paesaggio e del territorio tutto possono creare i presupposti reali per lo sviluppo di un turismo fondato sul patrimonio culturale, dove per culturale s’intende lo stesso paesaggio come sedimentazione storica di atti e interazioni fra uomo e spazio.
Sono state declinate le motivazioni di questa scelta. Il turismo culturale attrae in un’area soggetti qualificati, spesso dotati di un alto reddito e propensione di spesa, soprattutto considerando la vetrina di Expo. Oltre al fondamentale ritorno economico, il turismo culturale sviluppa in un territorio numerosi fattori di interesse sociale in quanto:

  • favorisce l’incontro con culture diverse;
  • stimola il decoro del paesaggio e dei suoi contesti;
  • costringe a qualificare i servizi;
  • impone la cultura dell’accoglienza;
  • attiva la ricerca, la conoscenza,la tutela del proprio patrimonio;
  • riduce il contrasto sociale;
  • è incompatibile con la piccola o grande criminalità.

Questa scelta e il percorso che è stato individuato per arrivare a costruire l’itinerario dell’attrattività e conseguire una competitività di lungo periodo, porteranno, nelle intenzioni del Distretto, ad un cambiamento di atteggiamento organizzativo e sociale, interno ed esterno, passando da una visione del settore turistico delegato a pochi operatori specializzati, ad un approccio diffuso, in cui è la stessa collettività, oltre ad enti e imprese, a prendere coscienza dell’esigenza di valorizzare il contesto e le proprie risorse umane e territoriali, assicurando per se e per I turisti una migliore qualità di vita, imponendosi un più qualificato approccio del fare, una pratica “artigianale” o meglio “artistica” di qualità.
L’accettazione territoriale di una ipotesi di sviluppo incentrata sul turismo culturale, quale quella mediata dal Distretto, potrebbe allora produrre effetti dirompenti a favore della qualificazione del territorio, del paesaggio, della società locale, la cui storia e la cui quotidianità di lavoro trovano riconoscimento e dignità nelle dimensione culturale che le compenetra.